AKADEMIA SANT'ANNA

Matteo Pilieci guiderà il primo Summer Camp di Akademia Sant’Anna: “Un’esperienza di crescita e passione per i giovani atleti”

Sarà il punto di riferimento del primo Summer Camp di Akademia Sant’Anna, affiancato dal celebre coach Giuseppe Bosetti e dalla centrale Michela Ciarrocchi. Con un percorso ricco di successi nel settore giovanile e il passaggio fondamentale alla Savino Del Bene Scandicci come assistente di Marco Mencarelli, Pilieci porterà la sua esperienza e la sua filosofia di allenamento ai giovani partecipanti. Determinazione, auto-miglioramento e passione per la pallavolo saranno al centro di questa esperienza, che offrirà un’opportunità unica di crescita tecnica e personale

MESSINA – Sarà il “capitano” del primo Summer Camp di Akademia Sant’Anna; insieme al monumentale tecnico Giuseppe Bosetti e alla centrale di Roma Volley Club, Michela Ciarrocchi, la figura di riferimento dei giovani che sceglieranno di condividere l’ambizioso e eccitante progetto del club messinese, trascorrendo una parte delle proprie vacanze, tra le tante occasioni di divertimento offerte e l’opportunità di perfezionare il proprio bagaglio di esperienze pallavolistiche.

Stiamo parlando di Matteo Pilieci, tecnico del settore giovanile di Roma Volley Friends, con un ricco passato di scudetti giovanili vinti, nonostante la giovane età, considerati i 37 anni ancora da compiere.

Ho iniziato ad allenare nel Volleyrò, più o meno dodici anni fa. Sono stato assistente di diversi allenatori: da Pieragnoli a Kantor, Bosetti, fino poi ad arrivare ad allenare la prima squadra dell’under 16. Il primo anno abbiamo conquistato il Bronzo a Rieti; l’anno dopo a Roma l’Argento e poi a Catania l’Oro”.

Negli anni precedenti, quando facevo il secondo a Sandor Kantor, abbiamo vinto lo scudetto a Modena con l’under 18, prima con l’under 16. Nel mezzo , il passaggio a Scandicci, come assistente di Marco Mencarelli e Marco Bracci. Era l’anno del Covid e ci siamo fermati a metà stagione. Una bella esperienza perché ho avuto la fortuna anche di partecipare alla Champions League. Abbiamo vinto a Istanbul 2-3 contro il VakifBank, siamo stati in Russia per affrontare il Kaliningrad; un’esperienza incredibile che ricorderò per tutta la vita. In Champions League, il livello più alto possibile e io ero lì seduto in panchina”.

Da quest’anno – prosegue Pilieci ho deciso di cambiare, anche per trovare nuovi stimoli. Così, sono approdato nell’altra società di Roma, Volley Friends, che a livello giovanile sta facendo bene e si mantiene sempre nelle prime posizioni del panorama italiano”.

Quella che sorprende è la tanta esperienza che hai accumulato in pochissimo tempo, nonostante la giovane età. Ti chiedo, situazioni della vita che si sono predisposte nel modo migliore, assistite dalla buona sorte, oppure ti sei cercato con tutte le tue forze questo cammino e ci sei riuscito?

Quando avevo vent’anni, volevo iniziare a allenare per guadagnare un po’ di soldi a fine mese. Giocavo a pallavolo, ma la società maschile non aveva bisogno di allenatori. Allora, ho chiesto al Vollerò. Ho parlato con Andrea Scozzese, anima di quella società che ci ha lasciato qualche anno fa. Alla fine, ho iniziato ad allenare lì”.

Torna indietro negli anni con i ricordi Matteo: “Ripeto. Per me, inizialmente, era un impegno per prendere qualche soldo a fine mese. Però, Scozzese mi ha trascinato dentro questa grande passione per la pallavolo. Allenare, me l’ha fatto piacere, mi ha fatto capire che ci si poteva investire”.

Era uno che ti invogliava, ti faceva impegnare tutto quello che avevi da dare, ma te lo faceva far fare volentieri. Diciamo che Scozzese sbloccava il tuo potenziale. Ho avuto la fortuna di averlo presidente, fin quando ci ha lasciato. E da lì ho proprio iniziato a dire che volevo farlo al massimo livello possibile. Allora, ho approfittato della fortuna di trovarmi in una società come Vollerò, perché quella era chiaramente anche una fortuna, e ci ho messo tutto me stesso”.

Studiavo a casa, ascoltavo, appuntavo allenamenti; poi, sono uno che si confronta tantissimo con la pallavolo d’alto livello. Guardo una decina di partite a settimana per tenermi aggiornato. Durante i time-out degli allenatori di Serie A, sono uno che li ascolta, stoppa, riporta indietro le registrazioni. Sono fatto così perché poi mi piace imparare e rubare dai migliori.  Direi che tutto è stato frutto di un mix tra fortuna e impegno massimo”.

Ti ho ascoltato con attenzione. Credo che nella vita il talento serva, ma soprattutto tanta determinazione, quella che ci hai messo nel tuo percorso. Immagino che questo è il modo di pensare cardine che cercherai di trasmettere ai ragazzi che incontrerai nel prossimo campo estivo di Akademia Sant’Anna: “Le ore in palestra, gli esercizi proposti. Alla fine la pallavolo è questa; da un esercizio all’altro cambia poco. Penso che la grande differenza la faccia l’atleta perché, quando riesce ad autocorreggersi, ad essere determinato nell’ascoltare, finisce per essere il primo allenatore di se stesso. Come allenatori dobbiamo insegnare a fare questo. Ecco che, così, l’atleta migliora vertiginosamente. Determinazione e  allenatori di se stessi, capire che il proprio corpo e la propria testa sono il mezzo per fare bene nella pallavolo e sfruttarla al massimo”.

Matteo Pilieci tra i coniugi Bosetti. A sinistra, Franca Bardelli, a destra Giuseppe Bosetti

Perché scegliere di essere la figura di riferimento principale, insieme a quella di coach Giuseppe Bosetti, ad un camp? Ecco, cosa ti ha spinto a sposare il progetto di una società riguardo a un Camp?

Intanto, ho accettato perché, quando ho parlato con Fabrizio Costantino, l’entusiasmo che ha mostrato è stato coinvolgente. Mi ha presentato un progetto convincente. Tutto l’impegno che ci sta mettendo per questo Camp, nonostante abbia un lavoro e una società di serie A impegnata ad alti livelli. Mi son detto: allora fanno le cose fatte bene. Ma già lo sapevo questo”.

E poi è bello, lo sai perché? Perché quando si partecipa a un Camp del genere, ci si aspetta di migliorare, di impegnarsi e di vivere una settimana divertente e stimolante, di alto livello. E, quindi, è entusiasmante e piacevole sposare questa voglia. Sarà una settimana di allenamenti portati avanti intensamente; così vale tanto. Dico sempre che una settimana di Camp fatto in questo modo conta quanto un mese di allenamenti in palestra durante l’anno quando vai a scuola, hai altri impegni, distrazioni. Invece, al Camp sei concentrato a lavorare su quello; fondamentale direi. Poi, fatto con Bosetti, che è il miglior allenatore al mondo nel settore giovanile, rende tutto un’occasione irripetibile”.

Perché un ragazzo dovrebbe partecipare a questi Camp? Ce lo siamo già detti, in effetti. Penso, però, che, trenta cinque/quarant’anni fa non esistevano occasioni così. Oggi i ragazzi hanno delle opportunità incredibili: “E’ una bella occasione perché ci si può isolare da tutto, puoi fermare tutto quello che stai facendo, staccare totalmente dal quotidiano e immergerti nella pallavolo, insieme al divertimento e alle conoscenze che si fanno. Le amicizie nate in questi contesti poi rimangono; sono belle perché sono amicizie incredibili e d’impatto. Dormi insieme in stanza, mangi insieme, ti alleni insieme. Quindi, aspetto umano, dove i ragazzi fanno amicizie e vivono delle esperienze bellissime, ma anche staccare totalmente dal quotidiano e pensare solo alla pallavolo”.

I ragazzi è giusto che sognino, ma troppo spesso i loro sogni sono contaminati da quelli dei genitori che si aspettano di vedere i figli diventare dei talenti, arrivare in Nazionale, vincere Scudetti: “In realtà, hai sottolineato un concetto molto importante: quello della relazionalità, della cura che deve essere l’aspetto principale quando pratichi uno sport e vivi un’esperienza del genere”.

“I genitori sono fondamentali, perché prendono i figli, li portano agli allenamenti e hanno un impegno economico e di tempo; quindi, loro sono fondamentali e sono bravissimi quando riescono poi a far comprendere ai ragazzi – e io lo so che i genitori lo fanno – che la pallavolo è una loro responsabilità. Il ragazzo deve parlare con l’allenatore quando c’è un problema, quando cerca conferme. Sicuramente, ognuno vorrebbe che il proprio arrivasse al massimo livello. Ovviamente, poi ci sta la realtà dei fatti e ci si rende conto che l’importante è vederlo soddisfatto di quello che sta facendo. Quando vedi il ragazzo appagato, anche a livello di Serie D, Prima Divisione, qualsiasi categoria, l’obiettivo è raggiunto”.

Grazie Matteo, un motivo sicuramente in più per partecipare a questo Camp. Ci vediamo la prossima estate.

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